Non so perché ve l’ho raccontata, questa storia. Però, mi sembrava carina. .

Chissà che fine ha fatto il Beveren…

Credo non esista nemmeno più.
E se esiste, deve essersi fuso con un altro club: e magari ha cambiato nome.
E poi mi viene in mente il Magdeburgo. Il Twente Enschede e il Carl Zeiss Jena. Il Widzew Lodz e la Dinamo Tbilisi.
Che erano fior di squadroni e adesso non lo sono più: come l’Aston Villa o il Nottingham Forest, che si sbattono nella serie B inglese, e in quei tempi lì vincevano la Coppa dei Campioni.

Il Beveren.
Squadra belga. Che giocava (maluccio) come tutte le squadre belghe, e per spuntarla dovevi sudare sette camicie: perché facevano pressing e anche il fuorigioco. Non bene come gli Olandesi, ma insomma… E poi erano quadrati e non prendevano mai gol: ricordo difensori grandi grossi e barbuti che menavano come fabbri. E sulle palle alte, la prendevano sempre loro..

Il Beveren rimaneva simpatico a quelli più grandi che stavano al bar, mentre noi eravamo più piccoli e non ci davano nemmeno il mazzo di carte.
Piaceva perché aveva un nome buffo; che poteva essere utilizzato, ad esempio, per canzonare quelli che alzavano un po’ troppo il gomito, come il povero Feffe: “Ehilà… Stasera sei un tifoso del Beveren?” , gli dicevano. O anche: “Ehilà… Stasera sei l’assistente dell’arbitro Trinchieri di Milano?”.
Che era una variante ancora più erudita, e dimostrava quantomeno una certa competenza in materia di calcio.
E Feffe ci rideva su, perché a quei tempi eravamo anche meno permalosi.

Mi è tornato in mente stamattina, il Beveren, perché su facebook ho visto una foto. Dove c’è il suo capitano (di allora) che stringe la mano a Graziano Bini dell’Inter prima di una partita. A occhio, una Coppa Uefa fine anni 70… Le maglie sono semplici ed essenziali, e anche l’arbitro è una persona “normale”… Il guardalinee, invece, assomiglia clamorosamente a quello che guidava il “postale” (oggi si direbbe autobus) che veniva da Siena.
Il capitano del Beveren in questione si chiamava Jean Janssens.
Un tipo sveglio, che giocava con l’undici ed era un fior di attaccante… E se non lo convocavano mai in Nazionale era solo perché, all’epoca, la concorrenza era fortissima: Ceulemans e Van Der Elst, tanto per dire. Che adesso non li ricorda più nessuno, ma garantisco che erano bravi.

Questo Janssens, nel “nostro” Beveren, arrivò a giocarvi circa quattrocento partite, segnando la bellezza di quasi duecento reti.
Anche se di mestiere faceva… Lo scaricatore di porto.
Sissignori, lo scaricatore di porto.
Che non è un lavoretto così tanto per ridere, bensì una roba che ti guarda dritto in faccia: che ti svegli presto la mattina, prendi un bel po’ di quintali in mano e poi, quando suona la sirena, vai ad allenarti.
Fa niente se il sabato giochi nella serie A belga, e magari segni gol a raffica; perchè il lunedi si torna in cantiere, per timbrare il cartellino. E quando c’è la trasferta di Coppa, il mercoledi, si parte in conto ferie. Al massimo, facendoti sostituire nel turno da un compagno di lavoro.

Janssens vinse il premio del “calciatore dell’anno”, nel 79.
Una specie di pallone d’oro che premiava il più bravo in assoluto del campionato belga… Fu invitato in una popolare trasmissione televisiva: dove si presentò tutto imbarazzato, con i capelli tagliati e una giacca appena acquistata.
Il presentatore chiamò anche la moglie, che esibiva un cappellino nuovo. Disse di essere molto orgogliosa del marito, e alla fine si commosse anche.

Non so perché ve l’ho raccontata, questa storia.
Però, mi sembrava carina.
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